| Capitolo 2: Quando giunge la mia sera?
Eh sì, questa volta sarà Kagome la 'stronzetta' della situazione...mi vendico un po' di tutte le volte in cui questo ruolo è stato interpretato dalla povera Kikyo..
Kanna era tutta concentrata sul libro di poesia. Un altro motivo per cui la prendevano in giro era il fatto che lei sottolineasse le strofe più emozionanti e perdeva anche la pausa sui versi di quelle persone sconosciute, che però sembravano capirla più di chiunque altro. Era affascinata in particolare dalla poesia italiana… Non avrebbe mai smesso di leggere le poesie di Dante Alighieri alla sua Beatrice, o quelle di Giacomo Leopardi a Teresa, morta di tisi, o di Alessandro Manzoni dopo la morte di Napoleone…e lei si perdeva in quel mondo di effimera bellezza, dove anche il più sfortunato essere poteva cimentarsi. Rapita com’era dal ritmo e dalla morbidezza del San Martino di Giosuè Carducci, riuscì solo a capire che alla classe si sarebbe aggiunto un nuovo alunno, bocciato per la precisione e sospeso più di una volta per aver causato risse. “Puoi sederti là, vicino a Kanna” disse la voce della professoressa Tomai. Al che, Kanna sollevò lo sguardo, stupita. Eccolo lì. Aveva tutta l’impressione di uno che si sarebbe subito aggregato al resto dell’istituto nel deriderla. Non poteva accomodarsi vicino a Kagome La Ninfomane? Ops…peccato che questa fosse intenta a sbaciucchiarsi con Inuyasha Sakurako, un bullo perennemente circondato dalle cheer-leaders. Il nuovo arrivato sfregò la sedia sul pavimento, sedendosi e incrociando le gambe grossolanamente. Kanna non prestò attenzione ai suoi bellissimi occhi scarlatti ed indagatori, preferendo rituffarsi nell’Ultima Sera di Giovanni Pascoli. “Che leggi?” le chiese, ma più che altro le stava ordinando di rispondergli. Era impossibile che quella ragazzina dal volto pallido non avesse fatto una piega dinanzi a lui. “Poesie” fu l’unica parola. “Di che genere?” quella sollevò le spalle. “Di tutti i generi. Sentimentale, suggestivo, religioso, civile…non ho preferenze” Il tipo allungò il collo. “Notte Troppo Vasta, di David Maria Turoldo. Chi è?” “Sacerdote e frate dei Servi di Maria, dotato di sensibilità profonda e spirituale. La sua poesia dice che le tenebre sono troppo vaste perché l’animo umano non si smarrisca, ed è proprio nel momento in cui sembra di perdersi, che il bisogno di Dio si fa insistente” parlava come un libro stampato, ma con tanta malinconia e comprensione… “Ti chiamo Kanna, vero? Lo sai che il tuo nome significa ‘Senza Dio’?” disse ghignando. Rivolse su di lui due grandi occhi neri, colmi di emozioni nascoste e mai espressi. “E tu, come ti chiami?” Cercò di ritrovare il controllo, per un momento vacillante a causa di quello sguardo. “Naraku. Naraku Onigumo” “Il tuo è inquietante. Diavolo e Ragno. Non ti spaventa?” “Tsè…sei tu a doverti spaventare, marmocchia e non solo a causa del mio nome” Kanna non ribatté. Nessuno aveva mai conversato con lei, oltre a Kikyo. Oltretutto era un ragazzo così bello… “Silenzio! Ojimoto, Onigumo! Smettetela di parlare!” E furono costretti a tacere.
La campanella annunciava l’intervallo. Naraku sorrideva alle ragazze che gli passavano attorno gettandogli sguardi sensuali. C’era un viso che però non vedeva. Kanna. Era ancora al suo banco, con quel volume fra le mani. Si avvicinò, pronto a stuzzicarla con una battutina, ma si bloccò, quasi pietrificato. Lei…piangeva.
Non tentò di frenare la scia salata che percorreva la guancia fino ad inumidire la pagina. Naraku si fece avanti e lesse ciò che tanto la turbava.
ALLA SERA, UGO FOSCOLO
Forse perché dalla fatal quiete tu sei l’immago, a me sì cara vieni, o sera! E quando ti corteggian liete le nubi estive e i zaffiri sereni,
e quando dal nevoso aere inquiete tenebre e lunghe all’universo meni, sempre scendi invocata, e le secrete vie del mio cor soavemente tieni.
Vagar mi fai co’ miei pensieri su l’orme che vanno al nulla eterno, e intanto fugge questo reo tempo, e van con lui le torne delle cure, onde meco egli si strugge; e mentre io guardo la tua pace, dorme quello spirto guerrier ch’entro mi rugge.
Le lacrime erano adesso numerose. Kanna si alzò, soffocando un singhiozzo. Stava per uscire dall’aula, ma prima piantò lo sguardo lucido in quello perplesso del ragazzo. “Dimmi Naraku. Perché non giunge anche la mia, di sera?!”
TO BE CONTINUED…
Edited by .Farax. - 16/4/2009, 18:35
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