ho da proporvi un'intervista ........., .sulla nostra RUMIKO

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bibi095
icon12  view post Posted on 27/11/2011, 17:48




E' un pò vecchiotta ma vi può dare molte informazioni.........

Quella che le farò per prima è una domanda molto comune: vorrei che ci raccontasse in breve la sua carriera.

Sono circa quattordici anni che svolgo questo lavoro, ma ora non saprei fissare il giorno esatto in cui ho debuttato in questo campo... L'unica cosa che posso dire con certezza è che non uso un nome d'arte come fanno molti.

La prossima domanda sarebbe un po' imbarazzante...
La mia età? Non ho nessun problema a dire che sono nata il 10 Ottobre 1957.

In quale città è nata?
Sono nata e cresciuta a Niigata, frequentando il liceo locale; dopo di che, mi sono trasferita a Tokyo per l'università. Poi, mentre frequentavo il terzo anno, partecipai a un concorso fumettistico organizzata dalla Shogakukan: riuscii a guadagnarmi uno dei premi per le migliori opere in concorso, e fu così che iniziò la mia carriera, all'età di vent'anni.


Qual è stato il motivo che la spinse a partecipare a quel concorso e a lanciarsi così nel mondo dei fumetti?
Era un sogno che inseguivo fin da piccola... Poi, abitando a Tokyo e vedendo tutte quelle case editrici attorno a me, pensai di potercela fare e mi scrissi a quel concorso con fiducia.

Allora disegnava fumetti fin da piccola?
Si, è sempre stata la mia passione. All'inizio mi limitavo a scrivere piccole storie composte da quattro vignette. Poi, al secondo anno di liceo, partecipai al mio primo concorso... Fu un vero disastro!!

Il fatto che decise di iscriversi all'università di Tokyo aveva qualcosa a che fare con le sue ambizioni di fumettista?
No, questa scelta non c'entra con le mie ambizioni. Visto l'insuccesso del mio primo concorso, pensai di rinunciare a tutto e di iscrivermi a un'università della mia città. Furono i miei genitori a insistere. Mi convinsero a trasferirmi qui a Tokyo, così che potessi crearmi una mia vita indipendente.

E' molto fortunata ad avere dei genitori così. Di solito, nella maggior parte delle famiglie, si cerca sempre di tenere la propria figlia il più vicino possibile. Questo l'avrà sicuramente favorita, no? Per quanto riguarda le tecniche professionali, le ha imparate da sola o con l'aiuto di qualche maestro?
Ho appreso le tecniche necessarie imitando i miei disegnatori preferiti, e ho imparato a tracciare linee ad occhio nudo. Durante il secondo anno di università, frequentai un corso di fumetti organizzato dal maestro Kazuo Koike (autore dei testi di Crying Freeman N.d.r.). Durante i sei mesi di corso, mi insegnarono sia a scrivere le storie, sia a perfezionare il segno, spingendomi ad ideare non meno di una storia alla settimana. Poi mi fecero esercitare nella creazione di vignette e intere pagine, e per questo dovetti basarmi sulle sceneggiature migliori che erano state scritte durante il corso. Trovarmi insieme a tante persone che avevano le mie stesse ambizioni è stata un'esperienza stimolante che mi ha incoraggiato a proseguire per la mia strada. Le discipline che ci venivano insegnate erano tutte di alto livello: infatti, la maggior parte di esse le ho potute capire ed apprezzare solo dopo molti anni.

Ha frequentato quel corso perché era un'ammiratrice del maestro Koike?
I motivi per cui ho frequentato quel corso sono stati due: il primo fu che conobbi una ragazza, anche lei aspirante fumettista, che frequentava però un'altra università. Decidemmo di iscriverci al corso per avere un punto di riferimento in comune; l'altro motivo fu che il maestro Koike era molto famoso, dato che aveva appena scritto il suo capolavoro, Kozure Ookami (che in Italia abbiamo visto nella trasposizione televisiva dal vivo Samurai, N.d.r.), perciò pensai che avrei potuto trarre molti profitti dai suoi insegnamenti.

Da quali altri autori pensa di essere stata influenzata?
Ce ne sono stati molti... All'inizio, il mio preferito era il grande Osamu Tezuka (Astroboy, La principessa Zaffiro, la saga della Fenice), poi rimasi colpita dalle opere di Fujio Akatsuka (Doraemon). Mentre frequentavo il secondo anno delle scuole medie, ero una grande fan dell'Uomo Ragno della Marvel: la versione giapponese era scritta da Ryoichi Ikegami (il disegnatore di Crying Freeman); successivamente passò ai testi di Kazumasa Hirai, ma i disegni di Ikegami continuavano a piacermi particolarmente. Fu questo il motivo che mi spinse a diventare una fumettista.

Con quale opera ha debuttato?
Un breve fumetto intitolato Kattena Yatsura (Gente capricciosa, il fumetto che ha gettato le basi per Uruseiyatsura, e che ora è pubblicato nella raccolta in tre volumi Rumic World, N.d.r.).

Quando è stato pubblicato per la prima volta?
Non ricordo esattamente, ma credo che sia stato nel 1979. Comunque, sono entrata all'università senza perdere neanche un anno, quindi la data del mio debutto è facilmente calcolabile.

Mi saprebbe dire con esattezza quante opere sono state pubblicate dal suo debutto fino ad oggi?
Le principali sono tre. La prima è Uruseiyatsura, la seconda è Maison Ikkoku (in Italia Cara Dolce Kyoko), che sono state pubblicate su riviste per ragazzi dai 18 anni in su; la terza è quella che sto tuttora pubblicando sulla rivista "Shonen Sunday", ovvero Ranma 1/2. Poi, una volta all'anno realizzo una storia per la serie Ningyo (i cui primi episodi sono già stati raccolti nel volume Ningyo no mori, ovvero il bosco delle sirene, N.d.r.) e un'altra riguardante il pugilato per la rivista "Young Sunday" intitolata 1 Pound no Fukuin (Una libbra di vangelo, N.d.r.). Le restanti pubblicazioni sono tutte storielle brevi raccolte nei tre volumi Rumic World, che ometto di citare, altrimenti consumiamo tutto il nastro per l'intervista.

Quale opera preferisce tra quelle che vengono attualmente pubblicate in Giappone?
Per il momento, la più interessante secondo me è Kiseiju (L'ospite indesiderato, di Hitoshi Iwaki, N.d.r.), pubblicata sulla rivista "Afternoon" della Kodansha.

Ci può spiegare il motivo?
E' una storia molto difficile da descrivere, dato che se non fosse per la straordinaria abilità dell'autore, risulterebbe quasi grottesca. Iwaki riesce a miscelare lacrime e amore con un'umanità veramente fuori dal comune.

Qual è l'autore straniero che preferisce?
Non ne conosco molti, ma a volte mi piace guardare i fumetti americani, che hanno disegni molto belli.

Pensa che sia meglio che un autore scriva e disegni le sue opere da solo oppure è migliore la suddivisione dei compiti sceneggiatore/disegnatore in due diverse persone?
Penso che tutto dipenda dagli autori stessi: nel mio caso, preferisco fare tutto da sola, così da prendermi la responsabilità totale. Nel caso, invece, di un autore che abbia grandi capacità nel disegnare, ma scarsamente dotato di perizia nell'inventare racconti, penso non ci sia difficoltà a basarsi su storie scritte da altri. In questo caso, però, possono nascere discordanze tra i due autori, perciò è un impegno assai poco semplice.

E' opinione comune pensare che se da un fumetto viene tratto un cartone animato, questa sia una vera prova di successo. Qual è la sua opinione in proposito?
Anche questo dipende dai diversi punti di vista degli autori. Personalmente, sono contenta che un mio lavoro possa essere trasposto in animazione e apparire in video. Sento molto il potere propagandistico della TV, anche se non sempre i cartoni stimolano il contenuto dell'opera. Negli ultimi tempi, sono state moltissime le conversioni da carta a video, ma purtroppo non sono sempre fedeli all'originale. In alcuni casi, rimango un po' delusa. Anche molte delle mie colleghe hanno visto i loro manga trasposti in animazione, ma sembra che abbiano qualcosa da dire ai produttori... Comunque sia, a parte le possibili critiche, io ne sono ugualmente felice.

Interviene spesso durante la trasposizione di un suo manga in cartone animato?
Non so fino a che punto potrei intervenire, anche perché c'è sempre il problema del tempo. All'epoca di Uruseiyatsura ero ancora un'esordiente, per cui mi affidai in maniera totale ai produttori del cartone, anche se nei colloqui con i registi potei avanzare liberamente alcune mie idee. Poi, con il passare del tempo, mi è stato permesso di esprimere totalmente le mie opinioni, ma per principio preferisco affidarmi quasi totalmente agli animatori, che secondo me conoscono molto bene il loro mestiere. Per quanto riguarda il passaggio al cinema, mi limito a controllare la sceneggiatura ed esprimo le mie opinioni fondamentali. Comunque sia, credo che i cartoni siano il frutto di una collaborazione tra molte persone che lavorano tutte con grande impegno, quindi...

Tutte le sue opere sono state dei successi. Saprebbe dirmi quale reputa la migliore da lei realizzata in assoluto e perché?
Mi piacciono tutte... Può succedere che a volte, appena esce una versione in cartoon la critico un po', ma guardandola con comodo, dopo qualche tempo la trovo ugualmente bella. Per cui, posso dire di amarle tutte.

I suoi manga sono apprezzati anche in Italia, e i suoi ammiratori in questo paese sono moltissimi. Quale può essere, secondo lei, il motivo di tanta ammirazione all'estero, nonostante i racconti siano così strettamente legati alla tradizione giapponese?
Forse è per curiosità. Ciò che mi stupisce è l'interesse dei lettori per serie come Uruseiyatsura. Infatti, questo tipo di storie sono di pura fantasia, perciò, per renderle il più possibile vicine alla realtà, è necessario descrivere bene la vita quotidiana giapponese. Forse i lettori stranieri sono incuriositi da questi aspetti folkoristici tipicamente nipponici.

Le sue opere si possono definire come un avvicinamento a una cultura diversa...

A questo proposito, mi ha incuriosito la colorazione di Ranma 1/2 pubblicato dalla Viz America. Sfogliando l'albo, ho notato una scena che si svolge di sera, nella quale è rappresentata una stanza in cui i personaggi stanno chiacchierando. La sua colorazione è molto scura, e dall'alto pende una sola lampada che illumina debolmente l'interno. Ciò mi ha molto stupito.

Sembra un'illuminazione di tipo occidentale...

Non saprei dire, ma è un tipo di illuminazione da stanza d'albergo di lusso. La gente comune come me vive in case con la luce che illumina ogni angolo delle stanze. Quello che mi incuriosisce di più è sapere se la persona che ha colorato l'albo viva realmente in ambienti con questo tipo di illuminazione oppure se immagina che tutto il Giappone sia così. Ho cercato il suo nome, e come immaginavo si tratta di uno straniero.

Dai suoi lavori è possibile comprendere che le interessa in particolare modo la tradizione giapponese, come le favole e i racconti popolari. Come sono nati questi interessi in lei?
Secondo me, le favole rappresentano una scorciatoia, nel senso che la grande massa dei lettori giapponesi ricorda sicuramente le favole, quindi sono di facile comprensione. Per esempio, appena nomino Momotaro (il ragazzo pesca di una celebre favola giapponese, N.d.r.), chiunque ricorda una certa storia. La popolarità delle favole è molto importante e aiuta i fumetti, in quanto questi devono essere di facile comprensione per la massa.

Riguardo a Maison Ikkoku, si dice che oltre ad avere un contenuto romantico - umoristico, contenga anche la sua satira nei confronti dell'attuale società giapponese.
Secondo me, i fumetti sono fatti per lo svago, e più sono divertenti, meglio è. I miei non contengono critiche, né opinioni sulla società, e non è mai stata mia intenzione inserirvi elementi satirici.

Pur escludendo la satira, si dice che nelle sue opere vi siano delle riflessioni sulla moderna società giapponese, e più propriamente sulla perdita di umanità.
Sono contenta se si pensa così dei miei fumetti, visto che al giorno d'oggi si fa un gran parlare di questa società in cui ci si volta le spalle a vicenda. I rapporti umani sono indispensabili come in un sogno: io considero i fumetti proprio come i sogni, nei quali nessuno è escluso o abbandonato, e tutti si aiutano a vicenda. Io credo veramente che non si possa vivere da soli, tanto è vero che anche nei fumetti è impossibile realizzare un intero racconto con un personaggio solo: ne concorrono tanti, e con caratteri diversi. Così è facile comprendere quelle riflessioni.

E' vero che Maison Ikkoku riflette alcune sue vicende personali?
Né vero, né falso... Credo che sia una questione di punti di vista. Naturalmente, in Maison Ikkoku è riflesso il mio modo di pensare, ma la mia vita non ha un finale così bello... (Rumiko Takahashi si riferisce al fatto che dopo una lunga serie composta da 15 volumi, i due protagonisti del manga finalmente si sposano, N.d.r.).

Come definirebbe il genere dei suoi manga?
La maggior parte commedie d'amore.

Evidentemente questo tipo di racconti le piace molto. Quale altro genere predilige, oltre al suo?</b
In verità, amo moltissimo i fumetti sportivi a sfondo drammatico. Quando tornai a casa mia dopo molto tempo, vidi tutti i volumetti che avevo comprato anni prima, ed erano quasi tutti di genere sportivo - drammatico, per la maggior parte della Kodansha. Vedendo tutti quei fumetti mi ricordai la mia passione, e ciò mi stupì molto. Il mio genere, invece, riflette gli altri lati del mio carattere; infatti, mi è sempre piaciuto leggere romanzi, e inoltre ho un'inclinazione particolare per la commedia. Anche se provo a scrivere opere sportivo - drammatiche, alla fine diventano sempre commedie. Penso che ognuno abbia le proprie inclinazioni.

<b>Di solito, i manga realizzati da donne sono seri, molto drammatici. Il suo genere è invece completamente diverso... L'ha scelto appositamente all'inizio della sua carriera?
In Uruseiyatsura era mia intenzione creare una serie fantascientifica a sfondo comico, quasi una farsa. All'epoca non erano molti i manga di questo genere, quindi pensai di iniziare io questo nuovo filone. Però, dopo un po' di tempo che il fumetto veniva pubblicato, dalle lettere dei lettori scoprii che il loro interesse era concentrato soprattutto sull'andamento dei rapporti tra Lamù e Ataru. Questo all'inizio mi stupì, ma poi mi convinsi che si trattava di una cosa naturale.

Da dove ha preso spunto per realizzare manga come Uruseiyatsura, Maison Ikkoku, Ranma 1/2, Ningyo no mori, Dust Spot e Rumic World?

Per quanto riguarda Uruseiyatsura, è andato tutto come ho detto prima. Nel caso di Maison Ikkoku, quando ero studentessa, dietro l'edificio in cui abitavo c'era una casa diroccata abitata da gente molto strana. Era un posto piuttosto sospetto, e questo mi incuriosiva molto: c'era un ragazzo con i capelli tinti di biondo, e alla finestra erano appesi un paio di guantoni e una maschera da kendo. Questo appartamento era un po' lontano dalla strada, e ogni tanto vedevo qualcuno che comunicava dall'interno alla strada per mezzo di una ricetrasmittente. Questo non aveva alcun senso, dato che sarebbe bastato gridare dalla finestra. Nonostante fossi ancora una studentessa, avevo già debuttato come autrice, e mi venne naturale realizzare qualcosa su quello strano appartamento. Doveva essere un dramma con risvolti umanitari, e decisi senza una particolare ragione che la protagonista sarebbe dovuta essere una vedova custode della palazzina. Poi feci apparire uno studente appena uscito da una bocciatura che si preparava per un nuovo esame di ammissione... L'elemento comico - romantico tra i due l'avevo inserito solo per dare il via alla storia, ma poi, senza accorgermene, divenne presto l'argomento principale. A proposito di Ranma 1/2, era da molto che pensavo di dar vita ad una serie con un ermafrodito come protagonista, e dato che la maggior parte dei miei precedenti lavori aveva come personaggio principale una donna, questa volta ho optato per un uomo. Avevo però un certo timore nel rappresentare un maschio al cento per cento, quindi decisi per un essere metà uomo e metà donna. Nella serie Ningyo, ho illustrato il mio mondo personale, e vorrei che il lettore sentisse l'atmosfera tipica di un piccolo paesino giapponese, uno di quei posti che ognuno di noi ha visitato da piccolo e su cui ha sentito un'infinità di favole e leggende. Dust Spot l'avevo già in mente prima del debutto. All'epoca giocavo con le mie amiche inventando e disegnando i personaggi: fu allora che mi venne l'ispirazione. Dust Spot, comunque, nonostante sia molto vecchio e formato da soli cinque episodi, è uno di quei lavori a cui sono molto affezionata. Nella serie Rumic World, ho inserito vari episodi singoli, alcuni sul modello di Ningyo, altri comici. Pur essendo portata per le commedie, mi piacciono tantissimo anche le storie tetre. Vorrei di tanto in tanto poter creare una storia con una persona normale, con un individuo che si comporti seriamente dall'inizio alla fine. Riguardo ai fumetti comici, posso dire che sono veramente alla mia portata... Mi fanno rilassare.

Mentre prepara nuovi episodi, le idee le vengono in mente in modo automatico una dopo l'altra?
Ho sempre bisogno di andare fino in fondo ai miei pensieri, cercando di capire la cosa migliore da fare in quel momento. Nelle storie serie mi vengono in mente molte idee senza che mi debba sforzare eccessivamente, anche perché di manga di questo genere ne realizzo veramente pochi. Invece, nelle commedie, specialmente in quelle autoconclusive, ho bisogno di inventare situazioni molto comiche e che siano il più strambo possibile. Questo significa nuove idee di volta in volta, perciò ho bisogno di consultarmi con il redattore.

Attualmente cosa sta realizzando?
L'unico manga che realizzo settimanalmente è Ranma 1/2, mentre le altre , tipo Ningyo, le produco solo una volta all'anno per riviste come "Young Sunday" o "Big Original".

Ha qualche progetto per il prossimo futuro?
Per il momento nessuno. Quando finirò Ranma 1/2, penserò a una nuova serie, ma per ora continuo a lavorare a questa.

E quando finirà, all'incirca?
Sinceramente, non lo so neanch'io.

E da cosa dipenderà la conclusione? Da un suo stato d'animo o da qualche elemento più commerciale?
Finora non sono mai stata costretta da nessun motivo a terminare una serie; vista la situazione attuale di Ranma 1/2, credo che non sarò costretta a concluderla, almeno per il momento.

Qual è la situazione in cui le viene voglia di mettere la parola fine?
Nel caso di Maison Ikkoku, praticamente fin dall'inizio avevo deciso di terminarlo con il matrimonio della protagonista, ma la storia si è protratta più a lungo di quanto potessi immaginare. Contemporaneamente, ho concluso anche Uruseiyatsura: avrei anche potuto continuarla, ma visto che durava da molto tempo, ho scelto una scorciatoia per potermi dedicare ad una nuova storia.

Ci sono alcuni strumenti speciali o tecniche particolari che utilizza per disegnare?
No, nulla di speciale; a differenza di alcuni autori che fanno un uso sfrenato delle pellicole adesive a retino, gli screen - tone, io disegno con un metodo molto normale.

Ha degli assistenti che la aiutano nel suo lavoro?
Oggi siamo in cinque, mentre prima, quando pubblicavo Uruseiyatsura e Maison Ikkoku, eravamo in tre me compresa. Erano molto veloci a disegnare, quindi eravamo più che sufficienti. Sono veramente soddisfatta dei miei ragazzi perché lavorano con serietà.

Il loro compito consiste nel realizzare gli sfondi?

Sì, li abbozzano e li rifiniscono.

Una domanda indiscreta: lo stipendio di un autore di fumetti è paragonabile a quello di un impiegato?
Non so quanto possa prendere un impiegato normale, ma per quanto riguarda noi fumettisti, tutto dipende dall'andamento dei manga dopo essere stati raccolti nei volumetti di lusso. Con un calcolo approssimativo, potrei guadagnare solo per le pubblicazioni in rivista circa 300000 yen; ritengo essenziali i volumi monografici, altrimenti questi pochi soldi finirebbero soltanto per pagare il personale e le spese giornaliere.

Saprebbe dirmi quanto tempo le occorre per terminare un episodio medio di una storia a puntate?
La prima cosa che faccio è la sequenza su carta, e per questo mi occorrono dalle nove alle dodici ore per un fumetto di sedici pagine. Naturalmente, più lunga è la storia, più tempo occorre.

Dopo quanto tempo dalla creazione della sequenza termina il lavoro?
Se inizio la sera presto, all'alba ho finito. Dopo essermi riposata un po', chiamo i miei assistenti e nell'arco di una o due notti finiamo il lavoro. Sforzandoci, impieghiamo quattro giorni, ma di solito ne occorrono cinque.

Calcolando i suoi giorni lavorativi in cinque, dovrebbe riuscire ad avere due giorni di vacanza alla settimana...
Non propriamente, dato che realizzo anche diversi fumetti autoconclusivi. Preferisco prepararli con molto anticipo, e mentre lo faccio, ho già in mente altre storie: morale, non ho alcun giorno di riposo.

Non fissa mai nessun giorno di riposo durante la settimana?
Quando ho qualcosa di veramente importante da fare, me lo prendo.

Allora non può prendere le ferie per un lungo periodo di tempo?
Esatto. Infatti, negli ultimi cinque o sei anni non ho mai preso le ferie.

Essendo così impegnata, non avrà certo molto tempo per dedicarsi a qualche hobby, no?
Devo confessare che i fumetti stessi sono il mio hobby. Quando sono a casa, mi piace guardare le partite in TV, mentre quelle poche volte che esco vado a teatro o, più raramente, al cinema.

Che consiglio darebbe a tutti gli aspiranti fumettisti?
Innanzitutto, realizzate solo fumetti che vi piacciono, e fatelo nella maniera più facile e divertente possibile. Quando vi viene in mente un'idea interessante, pensate ai lettori, a quante persone possono veramente apprezzarla. L'ultimo consiglio è che non dovete mai disegnare qualcosa che non vi piace, perché l'importante è che voi stessi vi divertiate: solo in seguito dovete sforzarvi per far divertire anche gli altri.

Desidera lasciare un messaggio ai lettori italiani?
Vorrei dire che sono molto lieta di avere fan in un paese così lontano, quindi ringrazio tutti di cuore, e spero che continuiate a leggere i miei fumetti.
 
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